Intervista a Luca – Aspettando il libro “Autoritratto”

19-01-2004
Intervista per Personesilenziose.it con Luca

Dopo il cd “LIVE” e aspettando il primo libro “AUTORITRATTO”

COMMENTA L’INTERVISTA SUL FORUM

M:Ho rivisto un po’ le domande visto che è passato un po’ dall’uscita del live e visto che molte domande hanno trovato risposta nelle numerosissime interviste che hai fatto nei mesi scorsi.
Sono domande di vario genere e non seguono un ordine preciso.. non ho avuto molto tempo per riordinarle, abbi pazienza! Innanzitutto, se si può sapere, mi interessava l’argomento libro, visto che Antonello mi diceva che sei impegnatissimo in questo periodo…L:.. E si perché praticamente andiamo in stampa alla fine di questa settimana e stiamo proprio correggendo la tiratura originale… ascolta (da intervistatore divento intervistato!): ma il sito come va?

M:Il sito va benissimo Luca, anzi, devo dire che arrivan sempre nuove persone, specie nell’ultimo periodo. Pensa che si stanno unendo anche persone fuori dall’Italia. Proprio l’altro giorno mi han scritto un ragazzo di New York e uno di Toronto.. e nonostante io pensassi che lì non arrivassero prodotti italiani, ho avuto la loro conferma che loro acquistano regolarmente i tuoi cd..L:Si, lì arrivano anche.. d’importazione ma arrivano

M:Bè, non pensavo davvero, o perlomeno pensavo si trovassero molto raramente! C’è un ragazzo dalla Spagna anche, di cui ti girai anche la mail… molte persone dall’esteso.. Polonia, Belgio… e anche Ungheria addirittura!L:Si?!

M:Si, si, infatti sono molto contento, son cose che fan piacere

L:Lo credo, bene dai! Cominciamo!

M:Vorrei sapere qual è il tuo rapporto con il passato. In tante tue canzoni c’è un riferimento al passato, al tempo che passa. Mi sembra traspaia un approccio un po’ nostalgico verso quello che è andato e che non tornerà più, anche nell’ultima Settembre. Ma in altre canzoni il quadro si completa, appare un’immagine del passato come uno scrigno prezioso che contiene cose che non svaniranno mai, le cose più preziose che abbiamo e che nessuno ci porterà via.

L: ma guarda, io nella vita di tutti i giorni mi sembra di essere una persona abbastanza rivolta al presente, non vivo del passato, non mi sembra di rimpiangere, di cercare cose del passato, però appena mi fermo, appena scrivo, appena medito, mi accorgo, soprattutto quando scrivo, che il passato così quasi inconsciamente, irrazionalmente entra sempre dentro a quel che penso e scrivo. Sono io il primo quasi a sorprendermi di quanto il passato sia tra virgolette presente. Questo penso che sia perché probabilmente il passato è un po’ le nostra fondamenta.. sono cose che pur non concentrandosi troppo, fanno parte di noi.. pur non cercandole, non andandole a vedere in modo razionale, fan talmente parte di noi, son la nostra base, quindi in realtà son più presenti di quanto possiamo immaginare. Non a caso nella psicologia, psicanalisi, si studia per dire quello che in un bambino da zero a tre anni o quella che è la prima infanzia.. determina un po’ tutto il nostro carattere, tutto il modo di affrontare la vita. Credo che il passato alla fine sia importante prima di tutto a livello inconscio e poi chiaramente per poter ragionare quando ci si riesce a ragionare sopra. Tra l’altro da poco leggevo delle cose di un certo Rudolph Steiner che è un … filosofo… antoposofo (ride) non so bene che cosa, un tedesco che ha fatto anche un metodo di scuola per bambini che racconta appunto che secondo lui l’uomo intorno ai 35 anni subisce una trasformazione in cui molto del suo rapporto con la sua infanzia, con il giocare, con le cose che sentiva da bambino diventano quasi una base .. vengono trasformate nella nostra base spirituale, cioè la nostra spiritualità è molto legata, ha radici nel modo in cui abbiamo vissuto e ci siamo rapportati con il gioco da bambini.. quindi ecco, credo che il passato lavori sempre, anche dentro al presente.

M: La prossima è una curiosità di un fan: tu non hai mai fatto o parlato di politica ne nelle tue canzoni ne nelle tue interviste. Io personalmente apprezzo molto questo fatto, preferisco canzoni che parlano di emozioni, di esperienze, di ricordi, però vorrei sapere se c’è un reale motivo dietro a questa tua scelta (se di scelta si tratta).

L: ma, anche qui è difficile dare spiegazioni razionali, anche se adesso nel libro che sto per fare parlo un po’ di politica, del rapporto con la politica. Io credo che tutto questo sia legato non tanto a un non avere una coscienza politica, ma più che altro dal momento, dagli anni in cui ho iniziato io.. negli anni ottanta venivamo dagli anni settanta precedenti in cui la canzone era ampiamente stata politica.. quindi la politica era talmente sentita come scontro tra destra e sinistra, russi e americani.. e anche vissuta all’interno delle famiglie.. era talmente forte da aver provocato nella mia generazione una sorta di rifiuto e quindi istintivamente proprio anche nel mio modo di scrivere di pensare di quando avevo 18 anni, avevo la band.. c’era la voglia di raccontare altre cose proprio perché era da anni avevamo sentito quasi e sempre quelle cose lì.. c’era il bisogno, e io lo sentivo, di parlar di altre cose, parlare dell’uomo togliendogli un po’ le divise, i partiti, guardare un po’ le persone non solo in lotta tra di loro per la politica ma cercare quello che era davvero dentro l’uomo.. credo questo sia stato determinante. Se avevo un pensiero politico non finiva poi dentro le mie canzoni, io probabilmente volevo parlare di altre cose

M: ..e forse non sarebbero poi state apprezzate come le canzoni che hai scritto che erano sentite veramente…

L: Eh, certamente (ride) sarebbe stato tutto diverso, non sarebbero venute fuori sicuramente certi temi e certe cose. Devo dire che questa è una reazione molto istintiva, non è che mi son messo a tavolino a dire.. adesso non voglio parlare di quello.. di questo.. credo qua questo punto di vista essendo stato uno dei pochi cantautori della mia generazione, non ce n’erano tanti allora.. è stato un momento dove pochi cantautori hanno avuto contratti discografici, quindi credo di avere un po’ riassunto questo bisogno, desiderio generazionale visto che era dentro a molti giovani e coetanei molti della mia generazione. Da me diciamo che è stato tradotto artisticamente nelle canzoni.

M: Visto che abbiamo parlato di temi di canzoni, c’è un tema che vorresti trattare e che non sei ancora riuscito a fare?

L: Quando penso le canzoni non ragiono mai per temi nel senso che veramente sono sorpreso ogni volta.. tengo sempre con me un quaderno con appunti, idee, e quando li butto giù magari scrivo anche dei temi, idee, degli obiettivi.. poi invece quando sono lì a scrivere viene fuori qualcosa di diverso.. magari volevo parlar di sociale perché son colpito da qualcosa invece mi trovo a scrivere canzoni più intime e personali degli obiettivi che mi ero fissato e quindi non ci riesco tanto, mi sono dato a volte obiettivi o temi ma non son mai riuscito ad elaborarli

M: Ok, la prossima Luca è una curiosità: nei tuoi video “Mi ami davvero” e “La mia ragazza” compaiono 2 donne che non sono Marina, come mai in 2 canzoni così estremamente autobiografiche hai deciso di non far apparire veramente la tua ragazza?

L: Eh…. (imbarazzato).. sì, devo dire che ci soffro anche un po’, nel senso che si scrivono delle canzoni e si riporta la verità.. e invece il video diventa molte volte.. diciamo una fiction della realtà è un qualcosa che mi mette anche in uno stato d’animo di sofferenza quello di realizzare il video di certe canzoni diciamo intime e vere.. però poi la scelta va per forza nella direzione di fiction anche per un fatto mio di privacy.. non mi piace tanto mostrare la mia famiglia, quindi ci sono canzoni che o dovrebbero rimanere senza video oppure realizzare un video che è un compromesso, un racconto che quasi sempre poi è interpretato da un regista, ci si affida anche alla visione di un’altra persone che si aggiunge.. e che a volte certo, può anche far dei danni! Io non son convinto che le immagini, il video sia fondamentale per le canzoni, a volte può togliere qualcosa.. e domande come questa magari nascono proprio perché uno dalla canzone si aspetta una verità e poi l’immagine gli dà un’altra cosa. In effetti.. più vado avanti e più ho un rapporto.. cioè, sono affascinato dal video e dall’immagine, però allo stesso tempo mi rendo conto che ha molti limiti.. e ha anche certi limiti la mia immaginazione… dare o trasferire in video una canzone è anche un limite per me perché magari l’ho concepita in un modo e non riesco ad esser più creativo sull’altro.

M: A proposito di famiglia, una mamma ti chiede se anche tu stai male quando non riesci trascorrere molto tempo con tuo figlio,e vorrebbe sapere in quali piccoli episodi della giornata guardando tuo figlio vedi te stesso….

L: Devo dire che riesco a stare abbastanza con mio figlio e quindi non è che abbia avuto modo fino ad oggi di soffrire la lontananza.. a parte un momento del tour LU*CA in cui abbiam fatto molti concerti.. però di base son sempre riuscito, da quando sono papà, ad esserci come qualunque papà. Non credo di avere creato scompensi, anzi, forse credo di esserci stato molto più di alcuni papà che lavorano e che tornan a casa tardi la sera. Certo, sicuramente soffrirei a stare lontano, a fare il tour all’estero ma credo che riuscirei a organizzarmi.
Venendo all’altra domanda.. diciamo che non rivedo me stesso guardando lui, magari guardandolo mi fa venire in mente delle cose che ho vissuto anche io, fa tornare piccolo anche a me, però non è che trovo in lui qualcosa per cui mi sembra simile o uguale a me. Non mi è mai successo di rivedermi in mio figlio. E’ successo che certi suoi gesti, giochi mi han portato a rivivere quello che provavo da bambino anche io.

M: Questa è una mia considerazione: nelle numerosissime interviste fatte in questi mesi (tantissime rispetto ad altri album) sei apparso più sicuro e pieno di voglia di parlare.. che sommato a questo periodo di grandi produzioni da parte tua (ormai son due anni.. prima con LU*CA, poi il tour, poi il DVD, poi il cd live.. ora il libro) presenta un Luca un po’ diverso.. cosa è cambiato?.. e unisco questa domanda con un’altra: hai mai avuto il sogno di condurre un tuo programma radiofonico? Se si, che tipo di programma sarebbe? E andrebbe di giorno o di notte?. E’ vero che insieme a Lorenzo pensavate anche di realizzare un vostro programma televisivo qualche anno fa? E’ un progetto rimasto lì, oppure c’e’ ancora speranza che lo prendiate in considerazione fra qualche tempo?
Ricordo che anni fa avevi fatto una cosa molto carina su radio due….

L: Si, esatto, a me sarebbe piaciuto fare (pur non avendo una grande confidenza con la radio, non ho mai fatto il DJ come invece Lorenzo che ha cominciato così, io l’ho sempre vista dall’esterno) però viaggiando sempre molto in macchina, sin da piccolo, ho sempre avuto un’immagine molto romantica della radio fatta di notte, potevi metter su musica diversa, anche quella meno commerciale, meno legata ai singoli del momento. Mi sarebbe piaciuto come ho detto in altre interviste, romanticamente di fare un programma notturno molto intimo, libero, più lento nei tempi rispetto alla radio del giorno.. poi chiaramente son cose difficili da realizzare. In effetti anche tempo fa avevo ragionato di farlo perché a Bologna c’è una stazione della Rai inutilizzata e mi sarebbe piaciuto farlo direttamente da Bologna, avevo buttato anche un progetto che poi non si è chiuso.. con rai 2. L’ideale mio era un po’ quello che hai accennato tu, “MEZZOGIORNO CON LUCA CARBONI” ampliato e ascoltando musica, magari suddividere in temi, e invitare ospiti, parlare. Poi si era fatta in effetti un’idea con Lorenzo.. ma ti parlo di quando ancora eravamo in tour insieme, e avevamo un’idea di un programma fatto di tanti collegamenti con artisti da tutto il mondo, quindi l’idea proprio di portare dentro la tv la musica di tutto il mondo ma in diretta, con tutto collegamenti da altri studi.. come tante tv che si collegassero..

M: Però.. non sarebbe stato male!

L: Si, non era male!.. era un’idea molto bella.. ma poi… era anche diciamo una cosa abbastanza costosa da realizzare.. e soprattutto non da grande audience, soprattutto adesso che dicono che la musica non fa audience.. ancora meno collegarsi con Cuba, un’artista cubano o con la Germania.. (ride). No, l’idea era bella.. ma un po’ costosina!

M: Molto emozionante la versione di “Persone Silenziose” presente nel LIVE… Nella dedica definisci Lucio Battisti “un po’ il papà della musica italiana”… E’ molto bello ascoltare brani di Battisti e scoprirli così vicini a brani tuoi (… vedi, ad es. “un fiore in bocca può servire”(…) de “La canzone del Sole” da te ripreso in “Sugo” e “Farfallina”, o “perché tu comunque libera saresti se libera vuoi essere” da “Confusione” a “Sexy”… e tante altre…). Quanto è solo un “caso” in queste “analogie” e riferimenti? O quanto, invece, tu ritieni Lucio un po’ il papà della tua musica?

L: Ma, io credo di fare una critica un po’ semplificata dicendo che Lucio sia il “papà della musica italiana” che però è la sintesi di una cosa profonda di cui sono convinto. Credo che della musica tra virgolette complessa italiana, negli anni sessanta quello che ha più saputo mantenere le basi della canzone melodico – popolare italiana e che ha saputo importare senza traumi certe influenze straniere sia stato lui. Quello che più ha vissuto ascoltando musica americana, europea. Io ho avuto anche la fortuna di conoscere Mogol e mi raccontava che lui viveva 18 ore al giorno di musica, a comporre, ascoltare.. poi avendo Mogol che scriveva i testi lui si concentrava esclusivamente sulla musica. Ancora oggi molti artisti e band, anche moderne, hanno ereditato un po’ delle culture ritmiche e melodiche che per primo Battisti ci ha fatto conoscere. Lui insomma è stato il primo a far entrare varie influenze internazionali dentro la musica italiana senza stravolgerla, ma anzi arricchendola. Poi io da bambino, mentre studiavo pianoforte classico avevo in casa mio fratello e mia sorella che avevano il mangianastri con le cassette di Battisti e di De Gregori principalmente.. con cui ho scoperto e mi son reso conto che la musica poteva diventare canzone. Sì, proprio grazie a loro e inevitabilmente vi sono particolarmente legato.. e mi ricordo proprio la sensazione che avevo da bambino che di De Gregori mi affascinavano i testi e di Battisti la voce e la musica.. sentivo questi due mondi diversi che andavano avanti e mi sono convinto da tutti e due.

M: Un’altra curiosità Luca: come è nata o meglio qual è la storia della canzone “Chicchi di grano” ?

L: Guarda a dire il vero “Chicchi di grano” ha una storia molto strana.. perché era una canzone che come idea musicale era nata addirittura negli ultimi anni con la band (Teobaldi).. era una canzone che stavamo quasi per provare con la mia band. Poi la band si sciolse e rimase lì, la recuperai dopo anni e la sviluppai.. la prima stesura però era completamente diversa. Mentre eravamo in studio poi, avevo scritto un qualcosa che non era una canzone, ma solo testo, “Chicchi di grano” appunto e stranamente coincideva con la musica che avevo scritto anni prima.. diciamo è arrivata dopo in un modo un po’ più forzato di altre canzoni. Erano due canzoni separate che si sono unite misteriosamente.

M: Da quello che posso dirti io e da quel che sento in giro è stato un mix azzeccatissimo perché è molto amata!

L: Si, stranamente è una canzone che sul momento non avvertivo che avesse la forza che poi evidentemente ha avuto perché in tutti i concerti mi chiedono “Chicchi di grano” (ride). No, è una canzone a cui io sono legato però ha una storia strana rispetto alle altre.

M: La prossima è una somma di più domande.. è un po’ complessa, abbi pazienza!
Chiudi gli occhi….pensa hai tuoi fans, al pubblico durante un tuo concerto….prendi una tela, una matita e dei colori. Cosa disegni??? Ci sono comportamenti dei fans che ti infastidiscono? ed altri che apprezzi? e qualcuno di questi fans ti ha mai lasciato o regalato qualcosa, che sia un gesto o qualcosa di materiale, che conservi tuttora?… Hai mai pensato o hai mai sentito l’esigenza di ritrovarti almeno per un giorno con i tuoi fans?

L: La prima domanda è quella della tela?! (un po’ imbarazzato e sorridente) Non lo so, non ci ho mai pensato di prendere una tela e chiudere gli occhi e di pensare a qualcosa che ho vissuto intensamente. Di solito quando disegno quello che viene fuori sono visioni molto interiori, di figurativo ma che parte da piccoli frammenti di sensazioni, di visioni mie interiori che non sono “cronaca” ossia qualcosa che ho vissuto in modo preciso. E’ più difficile raccontare per me un’emozione che ho vissuto veramente che ha già delle immagini dentro di me , che ha già un precisione mentale di quel che vivo e che sento e non so se tutto questo potrebbe diventare un disegno. Il disegno è sempre la scoperta di un qualcosa che quasi non conosci ma che piano piano mentre disegni ti sorprende perché viene fuori, non so se mi spiego. Quindi…. (ride) non lo so, se mi vien in mente qualcosa ti chiamo!
Per quanto riguarda la seconda parte della domanda.. io ho avuto molti regali e molte cose dai fans, in molti casi sono semplicemente un’occasione di contatto. Cose che rimangono soprattutto in me sono degli oggetti che ho ricevuto.. ho ricevuto anche regali bellissimi, dei libri che non conoscevo, o mi ha regalato un libro che amava lui e io mi son ritrovato a leggere quel che leggeva lui.. mi han regalato sculture.. a Firenze mi hanno regalato un libro con una rilegatura antica.. regali anche particolari. Però credo che le cose che rimangon più dentro di me.. e addirittura una è finita dentro una canzone.. quando dico “i professori non chiedevano mai se eravamo felici”.. è quando si regala una lettera, perché ho ricevuto una lettera di una fan che mi parlava del suo rapporto con i professori e con la scuola.. e mi colpì talmente tanto che nacque una canzone.. che non era riferita a lei, ma da un’esperienza che mi era arrivata da quel che mi aveva scritto. Io leggo le lettere.. e ci son lettere che dicono qualcosa di speciale che mi colpiscono e che mi rimangono dentro e le tengo sempre. Pensa che tutte le lettere, per rispetto verso la scrittura non le ho mai buttate via. Ho degli scatoloni pieni che non mi azzardo a toccare, anche dell’84! Prima o poi volevo fare un grande falò perché veramente ho il pudore di buttare via qualcosa. Le cose più importanti sono state le parole che mi hanno emozionato, ma non tanto i complimenti su di me.. ma di un racconto, di una sorpresa che poi mi han colpito. Io non è che non sento l’esigenza di incontrare i fans, ma quando fai un concerto incontri molto spesso i tuoi fan e il fatto di stare con loro dipende da in che modo e per quale motivo. Io, come ti ho detto già altre volte, non ho un rapporto facile.. anche con la parola fan. Io scrivo delle cose e considero quelli che le amano e le ascoltano delle persone simili a me e che provano emozioni simili, però mi piace che l’emozione sia qualcosa di personale, di individuale, di libero. Ho scritto anche una cosa su questo sul libro, non mi piace l’idea di gestire, mantenere, organizzare e forzare che un’emozione si ripeta, perché magari esce un disco e le persone che si erano emozionate prima non si emozionano più. Forse da un lato sbaglio, ma non mi piace quando tutto diventa tipo organizzazione. Cioè, capisci, se nasce spontaneamente, senza che l’organizzi io, mi piace, ma l’idea di essere io ad alimentarla, mi mette un po’ di pudore.. mi sembra come se invece di aiutare a liberare le persone attraverso quello che faccio, le voglio conquistare e mantenere lì, la vedo come una violenza.. poi magari molte persone non la vedon così. Mi spaventa un po’. Però non è che io ho dei problemi ad incontrare i miei fan se c’è una festa, un concerto.. ho problemi ad organizzare le cose.

M: Cio’ che dalle tue canzoni traspare piu’ di ogni altra cosa e’ la tua estrema sensibilità …..mi chiedo come stai vivendo questo momento di terrore a livello mondiale…cosa speri e di cosa hai paura?

L: Io penso di non aver paura di cose particolari, penso che purtroppo siamo una fase in cui il terrore durerà ancora, non sono ottimista, non finirà in tempi brevi, però spero che tutto questo porti un bisogno di conoscersi maggiormente, perché sono migliaia di anni che il mondo è idealmente diviso tra occidente&oriente in modo molto netto. Ci sono cose di quella parte del mondo che noi non sappiamo e non ci hanno mai tanto incuriosito forse sia come cultura, religione, modo di vivere.. un po’ perché noi abbiam sempre dal nostro lato cercato di dominare. Non ci siamo mai immedesimati in quest’altra parte del mondo e neanche loro della nostra, quindi adesso per assurdo nel terrorismo nasce forse la possibilità, attraverso queste delusioni dimostrative un contatto credo però che sia un processo lungo che però spero si riparta e abbia dei principi attivi. Io per primo comincio ad essere negli ultimi tempi molto curioso anche della religione islamica, ho sentito in modo ancor più forte che bisogna cercare di capire delle cose e quindi spero che da questo moment cosi difficile nasca qualcosa di positivo.

M: Speriamo! Le prossime sono due mie curiosità. Come ti ho detto altre volte, anni fa mi piaceva suonare, ero con un gruppo, e tutt’ora quando mi sento ispirato mi siedo al pianoforte e alle testiere ma così, giusto a livello personale…

L: Suoni bene il piano?!

M: Bè, non proprio! Ho studiato 4 anni dopodichè continuai a suonare musica leggera con il gruppo abbandonando il pianoforte. Avevo questa curiosità….

L: Ma suoni ancora, si?

M: A casa!.. quando mi va mi siedo al piano

L: E’ bello

M: E lo so Luca, la musica è una componente della mia vita che non abbandonerò mai.. è molto liberatoria per me… avevo quindi queste curiosità: scrivi più quando soffri o quando sei felice? E se scrivi quando soffri o aspetti di vivere la sofferenza per poi scriverla?
Come viene vissuto il momento in cui Luca porta le sue nuove canzoni in sala per farle ascoltare ai musicisti che dovranno suonare nel disco?

L: Allora, sicuramente si scrive di più quando si soffre, ma non è tanto secondo me perché se uno soffre deve per forza scrivere è che probabilmente ci son dei meccanismi misteriosi che nel momento in cui arrivi all’apice di una sofferenza proprio mentre la stai vivendo e probabilmente cerchi una via di fuga, a me è successo tante volte proprio che mi rendevo conto non è che in quel momento io scrivevo una canzone mentre stavo soffrendo, ma sentivo che nel momento in cui dovevo uscire o alleviare questo dolore, scattava inconsciamente qualcosa per cui ho sentito varie volte di diventare creativo in quel momento, in quel momento avevo degli elementi da scrivere e comunicare, non so se mi spiego… e delle volte solo a livello mentale, di un pensiero… che poi non ti metti fisicamente a scrivere, però ecco, ti rimane quel qualcosa dentro che poi quando sarà riporterai su carta. Inconsciamente però a volte sei lucido e lo senti in un momento di sofferenza lo sentivo che era giunto il momento che quella cosa la potevo scrivere. E’ una cosa molto strana che ti fa sentire un po’ cinico (ride), nel senso che “utilizzi” creativamente il tuo dolore, ma d’altronde il tuo dolore , il ricordo, in quel momento diventa quasi come una materia plasmabile, quasi uno strumento. D’altronde è anche vero che a volte i nostri errori, la nostra sofferenza ci insegna qualcosa.. quindi perché non accettare il fatto che ci rendan creativi o che ci diano un’idea? Ciò nonostante non vuol dire che che ci sia della conicità, che uno sfrutti il dolore, ma è un modo più semplice di usarlo per se stessi e anche per gli altri. Insomma è più facile scrivere dalla sofferenza, dal dolore, difficilmente quanto si sta bene e spensierati.. magari scattano altri meccanismi.
Per quanto riguarda il “come viene vissuto” il primo approccio alle nuove canzoni.. le mie canzoni nascono in casa, ho il computer.. quindi se butto giù un’idea che riesco a registrare da solo con le tastiere.. parto e la registro subito piano e voce, tastiera e voce.. e poi quella e la base su cui chiamo i miei musicisti a lavorare su, a buttare su delle idee sempre nel computer del mio “studiolo” .. quindi in realtà…

M: ..non c’è un vero e proprio momento in cui presenti la canzone..

L: Si, estatto, non c’è mai un vero momento, come succedeva anni fa quando non c’era il computer.. ci si metteva al pianoforte a far sentire il lavoro.. o alle prove con il gruppo si arrivava con la cassettina con il pezzo nuovo e si ascoltava insieme. Però devo dire che anche all’epoca era poi molto più naturale.. perché io ad esempio andavo giù e non facevo sentire, ma dicevo: tu fai questo giro.. tu fai questo e poi, quando c’era già un minimo di arrangiamento scoprivano la canzone.. cioè ci arrivavo un po’ alla volta.. e tutt’ora è così. Io vado nello studio vero con la canzone già impostata. E’ fondamentale sempre nella mia scrittura portare una base, cantare su un tappeto di synth, di archi o con il suono del pianoforte.. voce e tastiera o voce e pianoforte a seconda del tipo di canzone.

M: Veniamo finalmente al libro. Prima che tu ci dica qualcosa in merito, volevo leggerti questa proposta di una ragazza polacca che ti ama e ti segue da anni. Dice: Luca, cosa ne pensi, di render possibile l’acquisto on line del tuo libro (magari dal tuo sito ufficiale )??.Ti parlo di alcuni stranieri come me, che certe cose le possono soltanto sognare. Per me questo libro sarebbe speciale perché oltre la musica, coltivo la grande passione (anche attiva) per disegno. Dipinti, disegni sono per me come le canzoni che dal silenzio raccontano l’ anima e della storia del loro autore. E credo che molti saranno d’accordo che e’ molto piacevole e interessante scoprire un po’ del anima e il mondo di Luca Carboni.

L: Bè, innanzitutto ringrazia questa ragazza per il fatto che ci tiene ad entrare ancora di più in questo mondo. Il mondo dell’editoria è un mondo che non conosco per niente, questa è la mia prima esperienza, mi informerò adesso con questi editori che tra l’altro son di Bologna, sono giovani, se sarà possibile anche di trovare la formula di venderlo. Io penso che anche loro come editori abbiano un sito e quindi lo si potrà acquistare on line. Essendoci anche molti problemi burocratici, non credo che mi metterò a vendere il libro via internet, non ci avevo nemmeno pensato.. adesso questa domanda mi apre delle nuove ipotesi. Più che altro adesso ti faccio sapere se l’editore ha un sito. Si chiama XXXXX (vi comunicherò il tutto tra qualche giorno) ed ha un sito e mi informerò se su questo sito è possibile acquistare o come fare.. ne parlerò con loro e poi ti saprò dare una risposta per chi è interessato anche dall’estero, anche perché i libri hanno un mercato piccolo dicono, se un libro non ha grandi numeri non è che un libro viene tradotto, poi io sono soprattutto conosciuto in Italia e magari in Germania ma da chi ama l’italiano.. non ha senso fare traduzioni anche perché son soprattutto disegni e alcune frasi, c’è anche qualche racconto. Questo è un libro fatto un po’ come andando a “spulciare” delle cose dai miei diari, dato che io sui miei quaderni non non ci scrivo solo gli appunti, ma faccio anche dei disegni e idee, diciamo che sfogliare questo libro è un po’ come vedere come io tengo i diari.. perché son così.. frasi.. idee.. che poi posson diventare canzoni oppure no.. oppure semplici cose che rimangono lì e quindi è un po’ come veramente sfogliare un mio diario.

M: Bene, allora adesso vuoi dirci qualcosa su questo libro? Non sappiamo molto.. so che c’è una data, ne parlavo con Antonello, giusto?

L: Si, se le prove di stampa di questa settimana lo confermano e se tutto rimane come gli editori avevano previsto, dovrebbe uscire il 26 febbraio, ci dovrebbe essere qui a Bologna una presentazione, se ci confermano, alla Galleria D’Arte Moderna in quanto, pur avendo essa ospitato varie mostre, ha una stanza per le presentazioni dove si possono anche proiettare i disegni.. ma ecco, è ancora tutto da vedere. Sicuramente poi partirà un giro per tutte le librerie Feltrinelli, diciamo che è una cosa anche richiesta dall’editore come contratto.. non di lanciarlo e basta, ma promuoverlo un po’ . Verrà quindi presentato nelle città principali tipo Roma, Napoli, Milano, Torino, Firenze e un po’ alla volta anche dentro alle librerie, insomma farò un mini tour (ride) anche per il libro.
E’ un libro un po’ speciale perché raccoglie cose scritte, manoscritte, molti disegni.. la maggior parte dei quali fatti in modo molto semplice, con dei pennarelli, proprio perché sono bozzetti di quadri che vorrei fare, che mi appunto.. che poi magari non ho mai realizzato. In molti casi sono vicini anche a frasi che hanno a che fare con il disegno, frasi che ho trovato andando a guardare i miei quaderni. E’ un po’ un riassunto di tanti anni di elementi creativi che son stati di fianco parallelamente dietro alle canzoni.

M: Luca siamo tutti molto curiosi, posso sentire cosa dicono i fans e so che c’è una grande attesa. Già “Canzoni&Confusioni” era stato accolto molto bene da tutti noi.

L: Lo sto ancora realizzando, siamo (-quando abbiam fatto l’intervista- n.d.r.) nella settimana in cui si decide “questo si” e “questo no” e stiamo vedendo gli equilibri di tutto, appena avrò finito ti farò sapere e se sarà possibile ti farò anche avere una copia in anteprima. Adesso, appena io ho tutte queste cose dico ad Anto di mandartele e poi magari anche un po’ più concentrato facciamo due battute sul libro.. anche perché già la copertina stessa, se sarà quella che ho in mente io, (comincia a ridere) ha bisogno di una piccola spiegazione!

M: Si, questo con piacere. Infatti volevo preparare domande sul libro, ma non sapendo ancora nulla, ho preferito aspettare.. poi magari con l’uscita del libro le domande verranno fuori.
Per quanto riguarda invece il nuovo album? Hai qualcosa di pronto?

L: Ho qualche idea musicale qua e là, fra una settimana il libro è in stampa quindi mi sentirò sollevato da questa cosa e mi concentrerò tutto sul disco. Ho tanta voglia di mettermi lì a suonare, non vedo l’ora di tornare a scrivere.

M: Tra l’altro mi diceva Anto che uscirà un nuovo singolo…

L: Si, abbiamo in mente di far uscire “Farfallina live” anche per entrare nel 2004 con questo live e chiudere il capitolo live. Credo esca.. non ricordo, mi apre la settimana prossima, venerdì.

M: Bene Luca, al momento credi di averti trattenuto abbastanza, di domande ce ne sarebbero a valanga ma credo di averti rubato già molto tempo..

L: No, più che altro perché devo correre dall’editore per l’impaginazione.. però se hai bisogno, se hai nuove domande le possiamo fare nei prossimi giorni, magari su quest’ora, prima che esco. Ci sentiamo ancora, magari più in là così entriamo nel vivo del libro. Ci tengo perché è una cosa in cui ho lavorato tre mesi, tutti i giorni…

M: Si ,infatti so che ormai vivi all’interno della tipografia!!

L: Si, in pratica si!

M: In bocca al lupo Luca!

L: In bocca al lupo a te.. e un buon nuovo anno

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