“Finita l’estate nuovo progetto discografico”


 

VASTO – Un pubblico davvero straordinario è quello che assiste all’esibizione di Luca Carboni sul palco del Villaggio di Spiaggia 101. E il cantautore bolognese non delude, presentando il meglio del suo repertorio, dai primi successi fino ad arrivare ai brani dell’ultimo album, passando per le intramontabili “Silvia lo sai” e “Farfallina”. Non manca l’omaggio a Lucio Dalla, sottolineato da un applauso lunghissimo del pubblico. Prima delle prove Carboni si concede per una cordiale chiacchierata.

In una società dove darsi un titolo sembra essere l’unica cosa che conta tu hai chiamato il tour “Senza titolo”.
La scelta è nata perché l’album si chiama così. Questo deriva da un’immagine di copertina che ritenevo fosse di per sé il titolo dell’album: un padre e un figlio che si tengono per mano e guardano il futuro. Mi piaceva l’idea. Come in tante opere visive a volte si sceglie di non voler dare un titolo perché l’immagine è espressiva. E secondo me racchiude dei messaggi importanti.

Parlando di padre e figlio potremmo dire che  tu, nella musica contemporanea, rappresenti uno dei padri. Ma i figli non riescono a crescere bene. 
Stiamo vivendo un momento complesso, per cui i “figli” della musica italiana hanno pochissimo apporto dalle case discografiche. C’è la crisi che ha portato a ridurre tanti fattori. E’ un discorso complesso, però diciamo che oggettivamente stentano un po’. Anche quello che sembrava un futuro, con i programmi televisivi legati alla musica hanno creato molti fenomeni che durano un attimo e poi al gente si entusiasma per quelli nuovi.

Nel tuo percorso musicale hai tirato fuori brani che hanno segnato un’epoca. C’è il rischio di restare troppo legato a quelli?
Un artista cerca sempre di andare avanti. E’ chiaro che in tutta la musica pop ci sono i momenti “giovanili” per tutti gli artisti. Ci sono dei momenti che sono diventati un po’ dei simboli per cui rischiano di tenere agganciata tutta l’immagine e il lavoro, perdendo poi di vista il percorso che uno fa. Quello è un rischio. Ma io mi sento ancora pronto a vivere nuove sfide artistiche.

 
Vedendo i fan che ti aspettano sotto al palco per le prove noto molte facce giovani.
Credo di aver sempre avuto negli ultimi anni un pubblico eterogeneo, diverse generazioni che hanno seguito la mia musica. La mia generazione, che ha iniziato con me, ma anche i giovani. Questo mi ha sempre dato una bella spinta e soddisfazione.

I cantanti bolognesi rappresentano da sempre una nutrita schiera. C’è un’aria particolare?
Ci sono stati un po’ di anni magici, anche di grande entusiasmo, non solo di cantautori ma per tutto il sistema che c’era in quell’epoca. Studi di registrazione, produttori, non dimentichiamo che Bologna negli anni 80-90 ha sfornato anche tanti produttori. Era una realtà molto completa che ha permesso a molte cose di svilupparsi  e ha fatto in modo che tanti artisti venissero a lavorare a Bologna, rimanendoci  poi a vivere,  come nel caso di Biagio Antonacci o di Samuele Bersani. Per tanti anni è stata una città molto viva. Adesso la sfida è capire se lo sarà ancora.

Perché che aria tira?
E’ stato un anno difficile, soprattutto con la morte di Lucio Dalla. Lui, oltre che dal punto di vista artistico, metteva tanta energia nello scoprire talenti. Stiamo vivendo una fase un po’ nuova anche noi e cercheremo di capire se sarà come gli anni passati.

Tocca a voi artisti “storici” raccogliere l’eredità di Dalla?
Potrebbe anche succedere (dice con un sorriso a metà tra il malinconico e lo speranzoso, ndr). Stiamo a vedere, prima di pensare in negativo.

Nell’immediato futuro da cosa sei atteso?
Finita l’estate, con le tante date del tour, mi metterò a lavorare ad un nuovo progetto discografico. E poi vedremo cosa potrà accadere.

Giuseppe Ritucci – Vasto Web

 


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