Luca controcorrente

«Per me ogni disco rappresenta una fase del tutto nuova»


Non basta un primo ascolto, le canzoni di Luca Carboni si lasciano apprezzare nel tempo, piano piano: il modo in cui arrivano alla gente è in sintonia con il suo stesso approccio alla composizione, quello stile lieve maturato sempre più negli anni. Un osservatorio, il suo, molto particolare nel quale si uniscono vari sentimenti: certo l’amore ma anche storie respirate tra i portici della sua Bologna, passando dal suo privato al quotidiano di tutti. Come nell’ultimo album «Lu*Ca», che titola lo spettacolo in cartellone per due sere allo Smeraldo, un disco che segue una linea autobiografica, una poeticità semplice ma mai banale, capace di arrivare al cuore.
Per Carboni i testi hanno un peso significativo, appoggiati su una musicalità essenziale si sviluppano con fantasia, la stessa che si ritrova nei quadri del Carboni pittore. Nella schizofrenia dei tempi moderni è piacevole sentire qualcuno che va con serenità controcorrente, che si ferma a riflettere sulle cose che contano senza vestirsi da messaggero.
Anche nel nuovo album Carboni rappresenta questa possibilità di essere normale, dividendosi con sincerità tra momenti di grande tenerezza come «La nostra storia» («vorrei sposarti dopo che hai scelto il nome/così nostro figlio sarà nostro testimone») o le riflessioni di «I problemi della gente» («diventano la storia che viviamo, piano piano poi cambiano tutto, sono quello che siamo»), oppure le pulsioni di «Mi ami davvero» («ma tu vali davvero, non come i soldi di questa economia virtuale, ho bisogno d’amore e di un po’ di verità»).
Nello show le nuove canzoni, eseguite con il supporto di una band di cinque elementi, si alternano con quelle di ieri, da «Colori», «Mare mare», «Farfallina», «Faccio i conti con te» sino a «Ci vuole un fisico bestiale» e tante altre che Luca Carboni, 38 anni e sulle scene almeno da venti, ha scritto.
Nato come autore (inizialmente per gli Stadio) dal 1984 è diventato interprete di se stesso con l’album «Intanto Dustin Hoffman non sbaglia un colpo», primo confronto con una generazione che, come lui, è cambiata e che continua a ritrarre cogliendone gli aspetti più introspettivi.
Canzoni riflessive e che sanno giocare anche sul filo dell’ironia come conferma la sua seconda prova del 1985, «Forever», alla quale segue il primo, grande impatto con il pubblico con un tour impegnativo: Carboni riesce anche dal vivo a conquistare una platea che va oltre le teenager innamorate delle sue storie da diario.
Restando fedele ai suoi ritmi, per nulla preso dalla fretta di «esserci sempre», Carboni distanzia molto le produzioni discografiche. «Per me ogni disco rappresenta una fase completamente nuova, come fosse una ennesima partenza, un ciclo della mia vita artistica», racconta.
A due anni da «Forever» arriva una delle sue tappe più importanti, «Luca Carboni», disco della maturità che diventa anche fenomeno commerciale (resta in classifica per molti mesi). Così il suo viaggio nello spettacolo continua sino a oggi tra una «lunga riflessione» e l’altra, maturando sempre più quella sua anima cantautorale in equilibrio tra lo specchio della realtà e la vena sentimentale.

Elia Perboni