Tournée – 1996

In Grecia i ragazzi guardano MTV e in tantissimi parlano molto bene l’inglese, ma ascoltano e amano anche la loro musica popolare che ha molte influenze turche. Dicono a noi italiani: “stessa faccia stessa razza”, ed in effetti, fino a che non cominciano a parlare, potresti pensare di essere di fronte a ragazzi italiani. Quando arrivai in Grecia per incontrare le radio e la stampa, all’areoporto di Atene scoprii che quello era il giorno in cui si celebrava la liberazione dalle truppe italiane mandate da Mussolini, ed era festa nazionale. 
Questa cosa mi metteva un po’ a disagio: con tutti i giorni che ci sono in un anno mi sembrava brutto arrivare proprio in quello…
Arrivato a Salonicco, invece, ci fu una bella accoglienza, ma sbagliavo sempre i nomi di chi voleva l’autografo, per via dell’alfabeto greco.
Ultimamente la musica mi porta in molti paesi europei e viaggiando mi rendo conto che le lingue diverse, i costumi diversi, sono la nostra maledizione, sono la maschera, spesso assurdamente inaccessibile, che ci nasconde, nasconde l’uomo, crea diffidenza e incomprensione, ci impedisce di vederci per quello che siamo, di conoscerci profondamente. E’ un po’ come se avessimo sempre divise militari diverse anche in tempo di pace.
Sogno che un giorno riusciremo a toglierci questa maschera e a bruciarla con una grande danza, sogno che ci sia una lingua sola, che ci sia un senso di appartenenza più profondo agli uomini piuttosto che ai territori. Se si perderà qualche dialetto o qualche tradizione pazienza.
Quando mi informarono che il mio ultimo album era tra i primi posti della classifica greca, e che nelle discoteche ballavano Mare Mare, non pensavo di aver conquistato un territorio, sentivo che la musica è il sogno che diventa realtà, la musica attraversa la maschera, anche se la canzone ha ancora il limite della comprensibilità della lingua.
Allora a volte penso che sarebbe bello ricominciare da zero, che ogni posto fosse un posto del mondo, che le cartine geografiche non fossero così colorate per accentuare i confini, che Riccione fosse un paese del mondo, l’isola d’Elba un’isola del mondo, Atene una città del mondo e noi tutti un po’ meno italiani, meno mediterranei… e più condomini del mondo!